Da Huaweigate all’AI Act: come incorporare il bias
La recente ondata di scandali di corruzione a Bruxelles ha raggiunto un nuovo culmine, con il gigante tecnologico cinese Huawei al centro dell’attenzione. Le autorità belghe hanno avviato un’indagine su Huawei, accusata di “corruzione attiva all’interno del Parlamento Europeo”, che include la remunerazione per posizioni politiche, regali eccessivi e inviti a eventi sportivi per promuovere interessi commerciali privati.
Il contesto della questione
Questa indagine non è solo un capitolo isolato, ma mette in evidenza una crisi sistemica più profonda all’interno delle istituzioni europee, incapaci di difendere la democrazia dalle operazioni di influenza. La mancanza di monitoraggio dei lobbisti, di trasparenza e di enforcement etico è evidente e richiede un’azione immediata.
Il ruolo di Huawei e la lobby tecnologica
Huawei è uno dei maggiori spenditori in lobbying a Bruxelles. Tra il 2012 e il 2023, ha dichiarato di aver speso oltre 26 milioni di euro per influenzare le decisioni europee. In questo contesto, è fondamentale notare che la società ha impiegato numerosi esperti e consulenti di lobbying per raggiungere i propri obiettivi, aumentando la propria influenza nelle decisioni politiche.
La questione dell’AI Act
Il AI Act dell’Unione Europea si propone di stabilire standard per l’uso dell’intelligenza artificiale, ma la sua attuazione è minacciata da influenze aziendali. Le aziende tecnologiche, come Huawei, sono coinvolte nel processo di definizione degli standard, il che solleva interrogativi sulla trasparenza e sull’integrità di tali processi.
Il processo di definizione degli standard
La definizione degli standard è storicamente dominata dalle aziende, che cercano di stabilire regole a loro favore. Negli ultimi anni, questo processo ha cominciato a riguardare anche questioni sociali e normative, come quelle relative ai diritti fondamentali nel contesto dell’AI Act.
Strategie delle aziende tecnologiche
Le aziende tecnologiche utilizzano diverse strategie per influenzare il processo di standardizzazione. Tra queste, si evidenzia la creazione di un club esclusivo in cui i rappresentanti delle grandi aziende dominano le discussioni, escludendo spesso le voci della società civile. Inoltre, si osserva un tentativo di internazionalizzare gli standard, cercando di far adottare norme più favorevoli a livello globale, anche se non sono conformi ai requisiti dell’AI Act.
Conclusioni e raccomandazioni
È fondamentale che le istituzioni europee riconsiderino il processo di definizione degli standard e le sue implicazioni per la governance democratica. Non possiamo permettere che decisioni fondamentali sui diritti dei cittadini siano lasciate a enti privati dominati da interessi aziendali. È necessario riportare la decisione sui diritti fondamentali nelle mani delle istituzioni democratiche, affinché le politiche siano realmente rappresentative e rispettose dei valori civili.